Nei giorni scorsi "la Padania" ha ospitato un articolo del sindaco Alberto Gusmeroli, prontamente diffuso dalla sua portavoce con una prassi che riteniamo istituzionalmente poco corretta, trattandosi di uno scritto di taglio politico - oltretutto apparso su un giornale di partito - che nulla ha a che fare con il ruolo nell'amministrazione aronese. Di seguito una nostra risposta all'articolo.
***
Non è la prima volta che
un'analisi della situazione economica a firma del sindaco Alberto Gusmeroli
trova ampio spazio sulle colonne della Padania, a riprova di un prestigio
interno che gli discende meritatamente dalla fedeltà alla "cordata" Cota (sì, il governatore che non viene a spiegarci perché dimezzerà l'ospedale ma
viene a farsi il giretto del mercato spostato di qualche metro).
Abbiamo
provato a leggerci attentamente tutto l’ultimo articolo ed a rilevarne qualche
punto, a nostro avviso, particolarmente discutibile.
Ovvio che per il ruolo politico che la Lega si è
ritagliata in questa fase politica, ovvero il collettore dell'ampio malcontento
inevitabile in un momento di forte crisi, il giudizio sull'operato del governo
sia negativo. Ma la manovra Monti, da sola, doveva salvare l'Italia? E'
offensivo per le competenze innegabili che siedono nel governo anche solo
pensarlo. La sua necessità, però, è paragonabile ad una situazione in cui “da
qualche parte si dovrà pur cominciare”, a quando si vuol dare subito un'impronta
diversa, certo anche scontentando ma presentandosi con serietà: quando si parla
di situazione grave e sacrifici imposti dal momento, invece di negare
l'evidenza offendendo gli italiani cianciando di “code nei ristoranti”.
Sul
federalismo fiscale, buono quando la Lega inventa l'IMU, cattivo quando il
governo Monti poi la applica (tanto da giungere al ridicolo di invitare
all'obiezione), abbiamo l'umiltà di lasciar dire ai veri esperti di economia
quali danni rischia di produrre se non verrà attuato con misure tali da non
rendere ancora più acuto il divario tra regioni ed aree locali. Perché,
realisticamente, la “macroregione” centro europea con un colosso come la
Baviera, gli amici padani possono continuare a sognarsela per parecchi decenni
ancora: qualora i tedeschi dovessero ammetterceli, li tratterebbero peggio di
un'area depressa della Calabria.
Ma
attribuire al governo Monti la volontà di mantenere lo status quo, ovvero la
volontà di continuare a permettere che la criminalità organizzata si infiltri
negli appalti pubblici, che permanga il clientelismo imperante e non si
ottimizzi la spesa rasenta la barzelletta da festa della birra.
Il
Referendum costituzionale del 2006 ha cancellato (61% di voti contrari, con il
52% di partecipanti al voto) il pasticciato progetto di riforma leghista dello
Stato, come quello del 2001 ha confermato la riforma (migliorabile, di certo) del centrosinistra con il 34% di partecipazione. Ovvero, erano molti più gli
italiani convinti di dover andare al voto per eliminare un obbrobrio istituzionale
che quelli spinti a confermare un provvedimento utile. Riflettiamoci: fa parte
delle dinamiche della democrazia diretta, in uso ad esempio nella pluri citata
Svizzera, che rimane positiva non solo quando da' ragione a noi.
Gusmeroli
ci gira attorno ma la domanda rimane: che cosa ha fatto la Lega per l'economia?
ha seguito la scia del governo con il superministro, ora quasi leghista,
Tremonti (un altro commercialista): ovvero nulla. E tralasciamo i paragoni con
la Germania, perché basta una minima conoscenza della realtà di quel paese per
sapere che dal punto di vista economico il divario est - ovest è tuttora
acutissimo, con il territorio orientale dove la sparizione dell'economia a
direzione statale ha determinato conseguenze occupazionali e sociali
spaventose.
Seguendo
l'editorialista, passiamo a parlare dei risultati ottenuti in Arona, alcuni
innegabili e dei quali gli abbiamo dato atto. Ma vuole veramente far credere
che possa le presenze turistiche (rilevate di solito in termini di pernottamenti)
in città siano cresciute perché è stato reso fruibile un parco che era, per
troppo tempo e con colpe bipartisan, rimasto chiuso?
Siamo
lieti che finalmente Gusmeroli (il sindaco) pensi allo svincolo dal patto di
stabilità degli investimenti pubblici, peccato che il patto fosse difeso come
strumento di rigore quando la Lega era al governo e il centrosinistra alla
guida del comune accusato di incapacità. E che lo stesso Gusmeroli neoeletto
avesse inventato la formula di "aggressione" del patto attraverso il
taglio della spesa, formula poi fallita nei fatti.
Singolare
invece parlare di lotta all'evasione, e grave che lo faccia un fiscalista che
conosce la materia, quando il governo anche da lui sostenuto si è reso
responsabile di provvedimenti quali il condono fiscale, lo scudo gratuito sui
capitali all'estero, l'abolizione dell'elenco clienti-fornitori (dal cui
incrocio si rilevano facilmente eventuali fatturazioni gonfiate), poi
fortunatamente ripristinato.
Sull'orgoglio
(evidentemente padano) sul quale “Lega docet”, invitare all'acquisto di beni
italiani, prodotti dell'agricoltura, allevamento e industria significa
semplicemente non avere nemmeno la più vaga idea della realtà economico
produttiva italiana; la quale, mentre l'economista aronese si occupava di
revisione contabile si è sempre più orientata su produzioni qualitativamente
elevatissime e quantitativamente ridotte. Tali da poter competere - e prevalere
- in settori che poco risentono della crisi (beni di lusso, artigianato
altamente specializzato, tecnologie industriali ecc.) ma non certamente sul
mercato alimentare, ad esempio, ovvero quello che interessa ognuno di noi,
proprio quello sul quale è sempre più complesso far quadrare il bilancio
familiare.
Anzi,
peggio: l'invito a "comprare italiano" significa, in un momento di
scarsità di risorse per le famiglie, proporre alle famiglie stesse di spendere
più di quanto potrebbero per prodotti italiani la cui qualità è sicuramente
elevatissima, ma dati gli standard produttivi, lo è anche il relativo prezzo.
Potremmo
però chiederci perché, pur producendo in Italia alcune delle vetture di maggior
prestigio al mondo, il governo di centrodestra comprasse auto tedesche e
francesi.
Insomma:
dopo aver invocato Francia e Germania come esempi, dopo la favoletta
dell’Italia a due tempi e due velocità, perfino il concetto, in sé positivo, di
quanto sia “sano e bello comprare italiano” viene piegato a perpetuare un
inganno.
La
solita visione demagogica per la quale tre anni e mezzo di governo
inconcludente e autodistruttosi sarebbero meglio di un esperimento tecnico; per
la quale si salvano deputati inquisiti per mafia e poi si strilla sulla
legalità; una visione strabica per la quale, a tutti i livelli, la politica è
sporca e costa troppo quando la fanno gli altri ed è sublime quando invece,
speriamo sempre meno, i completi blu che siedono sulle poltrone romane (e via
via regionali, provinciali) hanno nel taschino il fazzoletto verde.
Commenti
Posta un commento