Successo per l'incontro dei Gd sulla violenza contro le donne

Successo per l'iniziativa dedicata alla violenza contro le donne, promossa giovedì 25 novembre dalla componente femminile dei Giovani Democratici della provincia di Novara con il gruppo dei Gd aronesi. Buona l'affluenza del pubblico, nonostante il giorno feriale e l'orario pomeridiano, che incoraggia a promuovere altre iniziative di questo tipo.
Tre le ospiti introdotte da Camilla Ferraro, del gruppo dei Giovani democratici di Arona.

Grazia Nuvolone: «Creare consapevolezza del fenomeno»
In apertura la dott.ssa Grazia Nuvolone, responsabile del servizio psicologico dell'Asl No, ha posto l'accento sulla Costituzione: «Sancisce principi di eguaglianza senza distinzione di sesso, ma anche il diritto alla libertà, che è costantemente negata quando si è oggetto di violenze. Un dato ci dice che la violenza è la prima causa di morte per le donne tra i 14 e i 44 anni. La mia esperienza mi fa dire che raccogliamo pochi racconti di violenze recenti, e molti "ricordi" di un passato traumatico, violenze di carattere sessuale o economico, perché la privazione del denaro necessario crea dipendenza da qualcuno. E quasi sempre la violenza è nel cerchio delle relazioni della donna, compiuta da un familiare, spesso dal partner o da un ex (come per lo stalking); persone che non controllano le emozioni e usano la violenza come risposta. La vittima "classica" è la donna psicologicamente dipendente da altri, insicura, non autonoma nelle sue scelte».
Importante la collaborazione delle forze dell'ordine, ormai formate specificamente mentre dal 2007 è attivo il servizio PsicoRav, telefonico solo tre giorni alla settimana dati i fondi purtroppo scarsi, e via email: «Anche molti uomini si sentono più liberi di raccontare la loro situazione davanti a una tastiera che con un colloquio personale. E' importante anche il ruolo del Dea o del pronto soccorso, che sappia leggere episodi sospetti come le troppo frequenti cadute dalle scale o urti contro mobili, che nascondono ben altro». Il fatto che in media le violenze vengano raccontate 5 anni dopo l’accaduto fa comprendere come sia importante creare una consapevolezza del fenomeno soprattutto nei giovani.

Francesca Barbano: «Cambiare la mentalità corrente»
Francesca Barbano dell’Udi, Unione donne in Italia ha ricordato le campagne promosse negli scorsi anni per la sensibilizzazione contro la violenza sulle donne, che ha attraversato anche il Piemonte: «Violiamo orgogliosamente l'articolo 3 della Costituzione, siamo un'associazione esclusivamente femminile che combatte non solo per dei diritti o eliminare le situazioni di svantaggio, ma per un cambiamento della mentalità. La società non rappresenta la donna per quello che è, penso alle campagne pubblicitarie che mercificano il corpo femminile, al punto che deve intervenire il giurì di autotutela a bloccarle: a nessuno balena il sospetto che siano degradanti?».
L'associazione raggruppa donne impegnate nella politica, poiché le istituzioni sono i luoghi deputati alle decisioni concrete, ma anche nelle numerose forme dell'impegno femminile. Un impegno da non vivere come una battaglia “contro” a tutti i costi: «La Corte costituzionale ha eliminato l’obbligo di detenzione per i reati di violenza, lasciando al magistrato la decisione - ha chiuso Barbano – l’Udi ha riflettuto e ha commentato: la legge contrasta con la Costituzione, allora è da rivedere, perché la Carta viene prima di tutto».

Giuliana Manica: «Le donne dettino agende nuove»
Ultima testimonianza di Giuliana Manica, Pd, assessore alle pari opportunità della Regione nella scorsa legislatura: «La violenza è causa di morte non in paesi lontani, ma nella civilissima Europa; non per mano dello sconosciuto, in una situazione di pericolo: violenti e assassini sono i familiari, nel luogo che dovrebbe essere più sicuro di tutti, la casa. Ecco perché le ronde sono un errore, possono forse garantire la sicurezza in casa? Spero che la presenza femminile nelle istituzioni detti agende vicine alle necessità concrete, ma bisogna che le donne in politica aumentino, oggi siamo un numero residuale». Le donne emergono dove conta il merito, come nei concorsi in magistratura, ma nei posti in cui si viene scelti o cooptati persiste la discriminazione.
Riprendendo lo slogan del manifesto del Pd sulla violenza “14 milioni di donne non sono un caso”, Manica ha parlato dell’importanza di piani nazionali e regionali come quello del Piemonte, per il quale si erano coinvolti tutti gli assessorati: la tutela delle donne oggetto di violenza richiede strumenti non solo dal punto di vista sanitario o psicologico ma con alloggi temporanei, prospettive lavorative, «città meglio illuminate, reti di servizi, coinvolgimento di tutti: nel nord Europa esistono i "locali amici” dove le donne oggetto di molestie o violenze per strada possono trovare riparo». L’impegno delle giovani donne deve continuare: «le grandi conquiste sono opera della generazione precedente, ma i molti diritti acquisiti non sono garantiti per sempre».
A concludere l’incontro la lettura di due racconti sul tema, scritti e proposti da Antonella Mecenero e Cecilia Forcherio dei Menestrelli di Jorvik.
S.D.

(si ringrazia Emanuele Sandon per le immagini; l'audio integrale dell'incontro è disponibile sul sito www.aronanelweb.it)

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