L'on. Giovanni Bachelet ricorda il padre Vittorio: "Oggi ci inviterebbe a credere che possiamo rendere il mondo un po' migliore"

Nel pomeriggio di domenica 24 ottobre, in un incontro in Aula magna promosso dall'Azione cattolica diocesana, l'on. Giovanni Bachelet ha ricordato la figura del padre, Vittorio Bachelet, docente universitario di diritto pubblico e vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, già presidente di Ac dal 1964 al '73, ucciso dalle Brigate rosse alla Sapienza il 12 febbraio 1980.
Bachelet, 55 anni, è deputato del Pd dal 2008; laureato in fisica, si è specializzato ed ha insegnato all'estero ed in varie università italiane. E' stato attivo nello scoutismo e nell'Azione cattolica.
Questa la sua testimonianza.
Giovanni Bachelet
«E’ difficile rendere il clima degli anni in cui si moriva per motivi politici, su vari fronti - ha esordito -  ma colgo uno spunto in apertura per invitare alla speranza, perché non è vero, come si dice a volte, che nel passato tutto era migliore: no, eravamo migliori noi, più giovani ed entusiasti, non il mondo in cui vivevamo. Il mondo soffriva di guai diversi da ora, ma molti, ed è grazie al sacrificio dei morti ed al coraggio dei vivi, ai tanti che hanno fatto il loro dovere, che il Paese ha conservato una sua unità».
«Ricordo che dopo l’arresto dei capi storici delle Br venne il momento del primo processo a Torino, la giuria popolare era quasi impossibile da costituire perché i sorteggiati venivano pesantemente intimiditi dai brigatisti e si registravano moltissimi “malati” con tanto di certificato. Quando un sorteggiato accettò, lo intervistarono in televisione e gli chiesero “Ma lei non ha paura, sa che i giurati vengono minacciati?”; lui rispose “Paura ce l’ho, ma me la tengo”. Mio padre – dopo una considerazione sull’idea geniale di far vedere in tv un possibile bersaglio – commentò che quello era davvero un uomo, lui diffidava della retorica degli eroi, apprezzava invece chi faceva il suo dovere».
«I terroristi fingendo l’esistenza di una guerra civile speravano di essere riconosciuti come gruppi politici armati, ma molti altri invece sono riusciti a far passare l’idea che la democrazia procedeva normalmente. Era un momento di impegno, e molti impegnati davano grande importanza alla partecipazione "purché fosse", mio padre invece diceva che l’impegno doveva essere scelta consapevole, non solo slancio. Non mi diceva di non andare alle assemblee, mi diceva: vai ma sii informato e pensa con la tua testa. Un insegnamento che è un grande dono, non lo capisce chi vuole la politica facile, le masse dietro il leader, a volte nemmeno i preti: ma i miei preti, fortunatamente, mi hanno sempre insegnato l’uso della coscienza. La libertà ci distingue dagli animali, diceva mio padre, perché porta con sé dei rischi, ma limitarla è un male».
Un altro insegnamento fondamentale, il senso dello Stato: «Non visto solo come organizzazione della società, ma c’erano persone che ci spiegavano anche che prima si pagano le tasse, poi si fa la carità, lo diceva anche la Gaudium et spes distinguendo tra i ruoli. Un’idea che da noi non solo la politica, ma anche la Chiesa non accoglieva tanto facilmente».
Vittorio Bachelet (1926 - 1980)
Poi l'ultimo ricordo, perché quando Vittorio Bachelet viene ucciso, Giovanni è negli Usa: «Salutandomi ad agosto del 1979, e sarebbe stata l’ultima volta, mentre partivo per gli Usa mi disse: “Tu fai parecchie cose, sei negli scout, nelle associazioni, vivi l’impegno, ma se ora non ti dedichi due o tre anni soltanto al tuo campo, la fisica, se non ti realizzi in quello, tutto il resto saranno cose poco credibili”. Mi citò un testo di Gandhi e uno di Martin Luther King sull’impegno nella professione, anche la più umile, e lui stesso si è dedicato sempre al lavoro di docente, solo negli ultimi anni ha avuto incarichi di tipo politico – istituzionale».
Vittorio Bachelet fu ai vertici dell’Azione cattolica per mandato di due papi: «Giovanni XXIII lo volle vicepresidente e Paolo VI nel ’64 lo nominò presidente: ora il vertice non è più nominato ma eletto, ed anche con il suo lavoro si è radicata una visione di un cattolicesimo più adulto, capace di realizzare il proprio ruolo con discernimento e nella libertà, messa al centro dell’agire: verità, giustizia, libertà e solidarietà sono i pilastri della Pacem in terris. Giovanni Paolo II a Parigi nel 1996 disse che libertà, eguaglianza e fraternità sono valori evangelici, sembrava un’eresia».
«Mio padre seppe sempre amare la libertà dei figli – ha ricordato il figlio – indicare la strada ma non imporla. Il suo stile come genitore è stato di incoraggiare e non sostituirsi, discutere democraticamente, intervenire quando serviva. E’ un metodo difficile da applicare se non l’abbiamo visto in qualcuno, dai genitori al capo sul lavoro, ma è la rivoluzione di non mettere al centro sé stessi o la propria istituzione, ma la verità: ognuno ne vede un pezzettino e bisogna provare a riconoscerla. In fondo la libertà è anche l’unico ambito in cui è possibile vivere una fede piena».
Per Giovanni Bachelet è impossibile attualizzare completamente la figura del padre: «Non so cosa direbbe e farebbe oggi, alcuni me lo chiedono perché vorrebbero che dicessi che starebbe dalla parte in cui sto io, altri perché immaginano che non mi approverebbe. Certo ai tempi molte cose straordinarie e positive non c’erano, penso ai computer, al visto abolito per gli Usa abolito nell’88 che mi sembrò una rivoluzione, poi la fine della divisione... Troppo è mutato per poter paragonare le cose». 
«Una grande colpa di alcune persone – ha concluso – è aver privato la comunità di persone e visioni ideali tra loro vicine come mio padre, Aldo Moro, Roberto Ruffilli. Ma siccome molti sono profeti di sventura – già Giovanni XXIII aprendo il Concilio invitava a non dare loro retta – e ora dicono che “un tempo tutto era bello e ora tutto brutto” io dico che no, mio padre non si unirebbe al coro delle cornacchie, vedrebbe questo mondo che è più ricco di contenuti, libero, bello, e soprattutto ci inviterebbe ad essere certi che lo dovremo rendere più bello di oggi».
S.D.

Commenti